Saluti dai lavoratori auto-organizzati della Viome

(Il messaggio seguente verrà stampato e distribuito alle nostre visite presso le aziende recuperate durante la nostra visita in Argentina)
Noi, lavoratori e sostenitori della VIOME, vi salutiamo. Da un paese conosciuto negli ultimi anni soltanto come terra di una vasta crisi politica ed economica, veniamo come parte dell’ ”altro lato”. Come una parte della resistenza, una parte dei molti lavoratori e movimenti sociali che in tutti questi anni sono cresciuti ed hanno lottato. Come una parte di una società costretta a ricordare la raccapricciante realtà del capitalismo ma, dall’altro lato, una società ansiosa di trovare strade e mezzi per superarlo. Così è iniziato il nostro viaggio circa sei anni fa. Quel maggio del 2011 fu il nostro punto di svolta, un punto di partenza per quello che vedete di noi oggi. Lasciateci condividere con voi le nostre pietre miliari da allora.

Lavoravamo in un’industria chimica che produceva materiali edili di alta qualità (adesivi edili, etc). Ad un certo momemento, nel maggio 2011, i dirigenti della casa madre del gruppo (Philkeram Johnson, un’industria di ceramiche) ha presentato domanda di bancarotta. Siamo stati lasciati senza paga, di fronte al terrore della disoccupazione, quando la crisi in Grecia era al suo picco e i tassi di disoccupazione erano alti (20%). Ci sono state offerte diverse opzioni con molteplici esiti possibili. Ma mentre i giorni e i mesi passavano e molte azioni venivano intraprese da differenti prospettive, è stato chiaro che noi stessi potevamo essere i nostri unici salvatori. Così la scelta è stata chiara; ispirati da modelli come Zanon, ci siamo impadroniti della fabbrica. E dal 2013 la fabbrica lavora ancora, ma non per produrre gli stessi prodotti di prima, neppure nello stesso modo. Attraverso strutture di controllo sociale e democrazia diretta abbiamo deciso che il nuovo prodotto solidale della fabbrica sarebbero stati prodotti per la pulizia della casa, affidabili, eco friendly, fatti con ingredienti naturali senza pericolose sostanze chimiche. Inizialmente sembrava difficile ma abbiamo deciso di lavorare in un modo molto diverso da prima. Senza capi, il “capo” è l’assemblea quotidiana dei lavoratori. Senza esperti, ognuno imparando le abilità di ciascun altro e diffondendo conoscenza. Dopo tutto, siamo tutti uguali.
Questa decisione ha pagato perché abbiamo potuto alla fine sostenere finanziariamente noi e le nostre famiglie, vivere una vita di dignità fatta con le nostre stesse mani. Lentamente ma costantemente è stata creata una rete di solidarietà, che ha aiutato a diffondere il messaggio della nostra lotta e a distribuire i nostri prodotti in tutta la Grecia e spesso all’estero. Ma questo non era abbastanza; noi siamo una parte di una società sotto attacco. Non potevamo immaginare un futuro dal quale fossimo assenti, chiusi nella nostra fabbrica a lavorare quando le famiglie popolari stavano soffrendo. Non solo per qualche genere di dilemma etico, ma perché VIOME era supportata dalla gente e produceva per la gente. Ecco perché abbiamo supportato e siamo diventati parte di molti movimenti sociali che sono emersi negli anni successivi. Dai lavoratori dei media pubblici oscurati alla lotta dei cittadini della Calcidica contro la miniera d’oro ad ogni grande e piccola battaglia in Grecia. Così è nato il Caravan della solidarietà. Un’iniziativa di azione e mobilitazione, un caravan di persone che hanno cercato di unire tutti quei movimenti sociali su un comune terreno di lotta e solidarietà così da poter vincere tutti insieme. Ogni idea ed iniziativa deve essere sostenuta da azioni. Ecco perché la nostra fabbrica recuperata ed auto-organizzata non era abbastanza, avevamo ed abbiamo da dare di più.
Nella Grecia della crisi l’assistenza sanitaria è stata fra le prime ad essere colpita. Degradazione della qualità dei servizi sanitari, esclusione della maggioranza delle persone e costi per medicine e terapie saliti alle stelle. Così, abbiamo preso l’iniziativa e abbiamo completato la co-creazione di una struttura di assistenza sanitaria gratuita all’interno della fabbrica VIO.ME, con l’intento ancora una volta di connettere la fabbrica recuperata VIO.ME alla società e la società alla fabbrica. Il  Centro di Salute Operaio opera nella fabbrica VIO.ME da gennaio 2016, rivolgendosi a lavoratori e disoccupati, con o senza registrazione o copertura della sicurezza sociale, a membri dei sindacati, a cooperative gestite da lavoratori e a centri sociali. È stato creato tramite la connessione e la collaborazione fra due attività auto-gestite, il Comitato di Base della VIO.ME e il Centro Medico di Solidarietà Sociale di Salonicco; un collettivo sociale di assistenza sanitaria, che fornisce cure di medicina primaria e farmaci a tutti i residenti della città esclusi dal sistema di sicurezza sociale, senza nessuna distinzione e discriminazione.
Il  Centro di Salute Operaio è un’attività comunitaria; una struttura di assistenza sanitaria autonoma, auto-gestita, auto-finanziata ed anti-gerarchica, con l’imperativo della democrazia diretta. Opera attraverso un’assemblea generale ed un “Equipe Terapeutica”; e fa un passo ulteriore: i lavoratori del comitato di base della VIO.ME partecipano in condizioni di parità con i professionisti della salute e condividono un terreno comune per discutere, scambiare opinioni e prendere dei decisioni a favore di un’altra maniera di trattare le questioni di salute, come una comunità di lavoratori per la salute. Il  Centro di Salute Operaio pratica una cura primanria olistica ed integrata.

Pone un’enfasi  speciale sulle condizioni dei contesti lavorativi. Il suo operare si basa sulla percezione dell’essere umano come unità psico-fisico-sociale e del “paziente” (chiamato partecipante nel Centro di Salute Operaio) come un partecipante attivo nella sua assistenza sanitaria. Attraverso una anamnesi olistica, tenta di connettere tutti gli aspetti della vita, come pure delle condizioni di lavoro, delle relazioni famigliari e dei contesti sociali, diacronicamente e sincronicamente fra loro, come un tutto, un’unità.
La solidarietà ai migranti ed ai rifugiati è stata espressa mettendo a disposizione parti della fabbrica per realizzare un punto di redistribuzione. Un punto in cui cibo, medicine ed articoli igienici, vestiti, ecc. possono essere portati dalle reti di solidarietà, gestiti e distribuiti a chi e dove c’è un bisogno. Come facciamo sempre notare, abbiamo preso la fabbrica per aprirla alla società, perché la società nel suo complesso possa averne beneficio.
Questo viaggio non è stato senza ostacoli. Molti si sono accalcati intorno alla fabbrica ed hanno promesso solidarietà, persino l’attuale primo ministro (prima che fosse eletto, ovviamente). Come sempre, l’impegno viene messo alla prova solo in tempi duri. È così che molte promesse sono rimaste solo parole. Quando abbiamo chiesto soluzioni per assicurare che la fabbrica rimanesse un sito produttivo, come lo è stato in questi ultimi anni, non ci è stata data nessuna risposta di rassicurazione. I governi hanno cercato di spaventarci con minacce di sfratto, dopo è arrivato il taglio delle forniture di energia ed acqua. Poi è venuto il turno del sistema giudiziario, che ha cercato di trasformarci in un capro espiatorio per gli altri lavoratori della Philkeram Johnson che non avevano seguito la nostra strada di recupero della fabbrica. Diffondendo bugie e calunnie sui soldi che la compagnia doveva a questi compagni di lavoro, hanno iniziato una liquidazione complessiva del terreno e dei beni immobili della compagnia. Un pezzo dopo l’altro la maggior parte dei beni della compagnia sono stati liquidati e molti dei macchinari della fabbrica sono stati venduti fino al 2014. Ma ogni volta che hanno provato a vendere all’asta la fabbrica VIOME siamo riusciti ad impedirlo. Ogni volta che ci hanno minacciato, le loro minacce sono state respinte. Tutto grazie al movimento di solidarietà che ad ogni passo è stato al nostro fianco, lottando con noi ed assicurando che VIOME sarebbe rimasta sotto il controllo dei lavoratori. Questa è la nostra storia fino ad ora. Una storia in un paese selvaggiamente deteriorato. Una popolazione che ha visto governi promettere un cambio ma agire nella stessa maniera, escludendo, sfruttando ed opprimendo la classe lavoratrice, i giovani e gli anziani, gli strati popolari poveri della società e chiunque avesse bisogno di aiuto.
In questa dura situazione, riteniamo di non essere deiMessia, ma solo una parte della lotta per rovesciare questo schifoso modo di vivere. La borghesia è il nostro nemico, il primo e l’ultimo da accusare per questa crisi. Non crediamo nelle colpe dei governi, nei fraintendimenti fra parti politiche o centrali sindacali corrotte da false leadership. Troviamo il difetto nello stesso sistema, nel quale i lavoratori sono sfruttati per il profitto, i governi agiscono esclusivamente nell’interesse dei loro padroni capitalisti e diversi sindacati hanno rinnegato la propria vita, significato e modo di esistenza. Il nostro sindacato di lavoratori deriva dai lavoratori ed è per i lavoratori. Con la democrazia diretta ad ogni passaggio e con assemblee molto frequenti che ci tengono vivaci ed agili, contro l’autocompiacimento o l’involuzione burocratica. Questo è il nostro punto di vista non solo su come il posto di lavoro possa essere gestito, ma su come l’intera società possa funzionare. Aperta, auto-organizzata, con democrazia diretta ed assemblee.
Partecipare al 6° Incontro Internazionale dell’ ”Economia dei lavoratori” è per noi un onore per molte ragioni. In primo luogo perché il movimento dei lavoratori in Argentina è quello che è riuscito a sconfiggere cinque governi. Ha avuto successo in ciò dando fieramente battaglia nelle strade, con le barricate e, cosa della massima importanza, nelle imprese e nelle cooperative recuperate ed auto-gestite. Una battaglia che conta venti anni ed ancora procede con forza. L’Argentina è quindi per noi non solo una chiara luce nella storia della lotta ma anche una grande e valida fonte di ispirazione, conoscenza e solidarietà per ogni tentativo di recupero ed auto-gestione nel mondo. Quindi discutere e scambiare questa conoscenza duramente appresa, negli alti e bassi della coraggiosa lotta dei lavoratori è per noi più che una benedizione, diventa un’utile bussola per i giorni a venire.
Ma condividere la nostra conoscenza sulle fabbriche recuperate ed auto-organizzate non è il nostro unico scopo in questo incontro. Abbiamo necessità di costruire legami più stretti e forti con sempre più lavoratori che decidano di impadronirsi delle loro aziende o fabbriche, quei lavoratori con cui condividiamo una lotta ed un sentiero comuni. Da questo punto in poi diventa chiaro che tutti noi dobbiamo cercare di costruire un terreno ed un’azione comuni a livello internazionale. Un terreno ed un’azione comuni su tutte le questioni internazionali del movimento dei lavoratori, dei movimenti sociali. Dobbiamo stare uniti contro ciò che ci danneggia tutti quanti. Dobbiamo lottare insieme per ciò ch possiamo conquistare insieme, per ciascuno ed ognuno di noi e delle nostre comunità. A nostro parere una di queste azioni è la creazione di un Fondo di Solidarietà Internazionale. Un fondo no-profit per sostenere le necessità di tutte le iniziative di recupero gestite dai lavoratori auto-organizzati, finanziata dall’interno (dalle stesse iniziative di recupero gestite dai lavoratori auto-organizzati). Un’altra iniziativa che merita di essere presa in considerazione è la “rete logistica della solidarietà internazionale” (International Solidarity Logistics Network). Allo scopo di creare una rete di trasporto, magazzinaggio e distribuzione che consenta, diciamo, al sindacato della VIOME di distribuire dal proprio magazzino all’ingrosso i prodotti delle aziende recuperate ed auto-organizzate in tutto il mondo e, parallelamente, queste imprese possano distribuire i prodotti della VIOME. Queste iniziative potrebbero contribuire non solo a far arrivare i prodotti a sempre più persone ma anche ad insegnare a sempre più persone le nostre storie di lotta, i modi di vivere, lavorare e produrre senza datori di lavoro e capitalisti. Vivere con i nostri propri mezzi. Quindi una cooperazione come quella può rafforzare le nostre relazioni in forma più di condivisione che di scambio. Ultimo ma non meno importante, queste nuove idee e lotte devono raggiungere ognuno in ogni parte nel mondo. Ciò include la necessità di dichiarazioni, pareri, affermazioni e ogni sorta di materiale informativo tradotto nelle lingue necessarie affinché il loro messaggio viaggi oltre il nostro limitante confine nazionale.
Il nostro movimento richiede da noi una visione più ampia, uno sguardo più acuto sulle nostre vittorie e sconfitte. In tale prospettiva crediamo che il nostro movimento debba assumere caratteristiche specifiche forti e distintive. Vediamo quali possono essere alcune di queste caratteristiche. In primo luogo crediamo fermamente che il nostro obbiettivo sia radicale: “Impossessarsi dei mezzi di produzione. Farli funzionare sotto l’autogestione dei lavoratori stessi. Produrre, distribuire e condividere prodotti e servizi –  non merci – per i bisogni della comunità, non per le necessità del profitto capitalista e della borghesia. Un passo avanti verso un’ampia autogestione della società”. Ciò può essere ottenuto solo se il mirino delle nostre armi sia puntato sul sistema capitalista nel suo complesso. Quindi combattiamo una battaglia anticapitalista. Ecco perché concepiamo la pressa di possesso delle fabbriche e delle aziende non come una pratica parallela al mercato capitalista ma come un passo verso un più ampio movimento contro il mercato capitalista. Perché se non distruggiamo le cosiddette “leggi di mercato” adesso, presto o tardi le stesse “leggi” distruggeranno noi. Non siamo soli in questa lotta. Combattiamo fianco a fianco con i lavoratori, i disoccupati ed ogni gruppo sfruttato nei nostri paesi. Attraverso le aziende e le cooperative recuperate ed auto-organizzate rivendichiamo di diventare una parte di un quadro più grande. Il quadro di un forte movimento sociale per la trasformazione radicale della nostra intera società. Ecco perché ci schieriamo con le legittime richieste degli sfruttati, ecco perché combattiamo fianco a fianco con loro, perché non siamo diversi, siamo lo stesso popolo, lo stesso popolo sfruttato di questo mondo.
Lottiamo per le strutture che il nostro movimento costruisce. Strutture dove la sola democrazia che regna è un’ampia democrazia diretta, che concepisce lo spazio come una forma orizzontale, con processi decisionali solo dal basso verso l’alto e senza una gerarchia dall’alto in basso. Ma la democrazia diretta non è abbastanza; in ogni lotta noi cerchiamo di conquistare il massimo di indipendenza ed autonomia possibili da strutture che parlano a nome dei lavoratori ma non fanno null’altro se non renderli più schiavi. Sapete i loro nomi, i nomi dei sindacati burocratici e dei partiti di regime.
In conclusione, speriamo e lavoreremo duro affinché questo incontro, insieme agli incontri locali e regionali, divenga un respiro di aria fresca per ogni lotta per i lavoratori che si auto-organizzano in ogni paese del mondo. Siamo venuti da molto lontano, abbiamo aperto un sentiero per le nostre comunità, da qui, da ora facciamo quei passi che renderanno la vittoria finale non così lontana. Siccome abbiamo già vinto qualcosa di prezioso, questo non deve essere considerato garantito. Abbiamo trasformato i nostri posti di lavoro dal penoso ricordo della schiavitù salariale in un punto di incontro di solidarietà, lotta audace e fiducia in un futuro migliore. Quindi tutti quanti trasformiamo l’intero mondo, da un incubo di sfruttamento in un luogo di libertà. 
Venceremos!


Traduzione: Massimiliano Barbone ([email protected])
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